
Ai miei seminari faccio spesso questi classici esempi da spiaggia.
Con i figli piccoli, soprattutto tra i 2 e i 4 anni, le situazioni di scontro sono all’ordine del giorno.
I bambini a questa età iniziano a interagire e desiderare di interagire con i piccoli coetanei.
Spesso, a poco serve portare a ciascuno i propri attrezzi in modo che non litighino.
Perché i bambini a questa età (fino ai 6/7 anni circa) devono sperimentare una fase più forte di loro: la fase egocentrica.
A questa età TUTTO E’ MIO.
E quindi apriti oh cielo, quando un altro bambino si impossessa delle cose di un altro: l’uno si dispererà per l’immenso torto subìto, l’altro cercherà di reclamare una proprietà che in realtà non gli appartiene.
E i poveri genitori che fanno?
Quelli dell’uno, il più delle volte nel totale imbarazzo, si preoccuperanno della mancanza di generosità del proprio figlio, e magari lo obbligheranno a condividere, perchè non è bello mostrarsi egoisti.
Quelli dell’altro, cercheranno di capire come gestire la situazione, sperando magari che l’altro sia tollerante in modo da evitare il finimondo qualora dovessero togliere di mano il gioco al proprio bambino possessivo.
Verrebbe da chiedersi: chi ha ragione e chi ha torto nella disputa?
La sentenza è che: entrambi i bambini hanno ragione.
Innanzitutto cerchiamo di capire una cosa fondamentale:
E’ normale che un bambino di 2/4 anni non desideri condividere, il più delle volte.
Ed è normale che per un bambino di 2/4 anni, tutto sia “suo”.
Perchè?
Il bambino piccolo è egocentrico per natura, considera tutto suo e tutto-tutti a sua disposizione.
Crede e vuole essere il centro del mondo. A questa età sperimentano questa “illusione”.
Riguardo al tema della proprietà, è altrettanto fondamentale che venga tutelata in questi anni.
Più lasciamo che – in questa precisa fase, il primo settennio di vita– vivano questa esperienza, rispettando al massimo questa fisiologica tappa dell’egocentrismo…. e – anche se sembra paradossale – meno egocentrici, egoisti e richiestivi resteranno da più grandi.
Vediamola cosi:
Un bisogno colmato sarà un bisogno “archiviato”. Se invece resta irrisolto, si protrae negli anni.
Questa illusione poi mano a mano con l’esperienza, viene ridimensionata.
Torniamo al nostro esempio da spiaggia.
Il bambino in questa fase pensa che tutto sia suo e gli sia dovuto: questo ci aiuta a comprendere il bambino “possessivo”
Il bambino in questa fase va tutelato rispetto alla proprietà: questo ci aiuta a comprendere il bambino “poco generoso”
Possiamo ora comprendere che entrambi i bambini si stanno comportando esattamente come la loro Natura gli suggerisce, quindi cominciamo intanto col NON giudicare nessuno dei due. Dovremmo perciò valutare di eliminare entrambe queste etichette: possessivo o poco generoso.
Dopodichè però, chiaramente, dobbiamo capire come intervenire, se necessario:
CON IL BAMBINO CHE NON VUOLE PRESTARE
Nel suo caso, concentriamoci sul tutelare il diritto fondamentale alla proprietà e alla scelta. Violare questo diritto turba profondamente i bambini, e oggettivamente hanno ragione. Quindi potremo dirgli ad esempio…
“Tesoro, hai ragione, è proprio tuo, assolutamente, il gioco è tuo e solo tuo. Tranquillo. Adesso lui/lei te lo ridà, non preoccuparti. Magari tra 5 minuti ti andrà di prestarglielo…”
E’ giusto che il bambino possa manipolare la realtà che gli spetta di diritto.
E sapete cosa potrebbe succedere a furia di tutelare la sua proprietà?
Venendo rassicurato nel profondo, quando avverte questa sicurezza, potrebbe spontaneamente concedere all’altro di utilizzare il suo gioco, o attivamente – offrendoglielo – o accettando il prestito, o non curandosene più. Perché il suo bisogno profondo è stato colmato.
CON IL BAMBINO CHE ARRAFFA
Dato che ha ragione dal canto suo, per contro è oggettivo che il gioco in questione non è di sua proprietà, dunque è qui che ha l’opportunità di confrontarsi con la realtà. La cosa importante è che il suo bisogno interno venga riconosciuto, e la sua emozione accettata. Quindi potremmo dirgli, ad esempio:
“Tesoro, capisco che questo gioco ti sta interessando molto, hai ragione è davvero bello, però in questo momento lui/lei non vuole prestartelo vedi? E il gioco è suo, quindi ora dobbiamo proprio ridarglielo. Magari tra 5 minuti proviamo a richiederglielo, ma adesso non vuole proprio, mi dispiace. Dai, daglielo tu… dai che ce la fai… ”
Come reagirà a questo punto?
Con ottime probabilità proseguirà con un pianto isterico. So che sembra banale la rinuncia ma per loro non lo è, per loro rimane un’insopportabile limitazione ai limiti dell’inaccettabilità. Comprendiamo questo per non sminuire o giudicare la sua emozione. Quello che possiamo fare è accoglierla….
“Eh lo so, è una gran scocciatura per te. Ti sta dispiacendo tanto lo capisco. Piangi, piangi pure… la mamma è qui, se vuoi ti faccio una coccola…” Magari si lascerà andare una coccola e poi… cambierà obiettivo.
Magari piangerà più a lungo: i bambini piccoli non sanno ancora gestire le loro emozioni. Non scomponetevi. Mantenetevi accoglienti e disponibili alla consolazione, tuttavia consapevoli che piano piano va bene che impari a sopportare questa frustrazione. Gli serve.
Infatti, imparare a sopportare la frustrazione, è una lezione fondamentale nella vita, perché limitazioni, ostacoli, problemi, arriveranno sempre, a qualunque età. Ed è bene impararlo già da piccoli, per non arrivare ad età più avanzate ancora impreparati….. proprio perché magari i genitori – nella difficoltà di gestire la situazione e soprattutto le emozioni scomode – hanno sempre tamponato o modificato a loro vantaggio la situazione, per evitare di fargli vivere a pieno il disagio.
La vera notizia è che i bambini possono affrontare il disagio, soprattutto se ci sono, nei loro genitori, 2 braccia affettuose e 2 cuori non giudicanti pronti ad accoglierlo.
La nostra stessa di convinzione di genitori, che nostro figlio può farcela a tollerare quel disagio, gli verrà trasmessa e contribuirà ad una crescita positiva.
Viceversa, i bambini rischiano di rimanere troppo a lungo nel loro “delirio di onnipotenza” =)))
I giochi e gli scontri sono i mezzi superficiali con i quali i bambini costruiscono le basi profonde della propria identità.
Se concediamo all’età giusta questi avvenimenti, tutelando questi diritti senza giudizio, costruiremo basi solide per farli evolvere in bambini sicuri e altruisti nelle età successive.
Se cerchiamo di vivere tutto questo in modo più neutro e positivo, vivremo senz’altro anche un’estate più serena. Impegnativa, ma serena.
“Buone” Vacanze!!! Divertitevi :-)))